di FRANCESCA RUSSIbari.repubblica.it
Un ambulante con la bancarella di frutta e verdura al mercato di via Montegrappa viaggia ogni giorno a bordo di una Mercedes. Una coppia di baresi, dichiarazione dei redditi da seimila euro l'anno, vive in una villetta al quartiere vip di Bari a Poggiofranco. Un giovane architetto di Carrassi guadagna quasi 80mila euro l'anno e chiede l'esenzione dal pagamento del ticket per gli esami del sangue. Uno studente fuorisede, mamma medico e papà avvocato, riceve la borsa di studio universitaria per i meno abbienti. Una imprenditrice single manda il figlio di sei anni a scuola elementare pagando la retta minima per il servizio mensa. Casi strani. Quasi inspiegabili. Al punto tale da essere arrivati sul tavolo della guardia di finanza. I militari li stanno studiando, li stanno esaminando, stanno confrontando dichiarazioni dei redditi e tenori di vita. Sotto la lente di ingrandimento degli investigatori della finanza sono finite centinaia di pratiche per prestazioni sociali agevolate. Sconti e contributi che i cittadini chiedono alle amministrazioni pubbliche per poter pagare gli esami medici, gli studi universitari, le rette scolastiche. Proprio per questo la guardia di finanza ha all'attivo almeno tre accordi di programma. Con la Regione Puglia per scovare i furbetti del ticket sanitario. Con l'Università degli Studi di Bari per trovare gli evasori delle tasse universitarie. Con il Comune di Bari per stanare i finti poveri delle mense e degli asili e controllare i fuori legge dell'Ici e della Tarsu.
Negli ultimi due mesi i militari del gruppo Bari hanno scoperto
e denunciato ben 82 finti poveri che producevano e consegnavano alla Asl false autocertificazioni per non pagare il ticket sulle visite specialistiche. Per il sistema sanitario pugliese indigenti sotto gli 8mila euro, per il fisco ricchi professionisti sopra i 70mila euro. Una sproporzione esagerata.
Sono stati avviati da oltre un anno invece i controlli sui furbetti delle tasse universitarie. Un vero e proprio patto antitruffe. Nel 2010 il rettore dell'ateneo Corrado Petrocelli lanciò una campagna contro l'evasione per sanare il buco di bilancio. Le verifiche portarono a scovare 80 studenti che dichiaravano redditi sotto i 13mila euro per non pagare i contributi. Le ispezioni della finanza stanno proseguendo e hanno già individuato molti universitari che non solo non versano le tasse, ma che usufruiscono delle borse di studio. Il danno e la beffa. Eppure alcuni sono figli di imprenditori e di notai. "Uno ragazzo di Giurisprudenza autocertifica redditi bassi ma guida una Jaguar" spiffera un delatore tra i corridoi della facoltà.
L'ultimo accordo stipulato dalla Finanza riguarda invece il Comune di Bari ed è stato voluto dall'assessore alla pubblica istruzione Fabio Losito. Al setaccio dei militari c'è già una lista di duecento presunti finti poveri. E da oggi chi chiederà un sussidio al Comune, soprattutto per le scuole, deve sapere che molto probabilmente subirà un accertamento fiscale su quello che ha dichiarato. A destare l'attenzione dei finanzieri ci sono molti casi di baresi che vivono in abitazioni di lusso, con tanto di giardino e piscina, e ricevono buoni scuola.
Le prestazioni sociale agevolate sono però solo una parte dei controlli antievasione. L'altra partita è quella dei controlli fiscali veri e propri. La mancata emissione dello scontrino per esempio. Gli ambulanti dei mercati rionali fatturano poche decine di euro al giorno eppure viaggiano su Bmw e Mercedes, annotano i finanzieri. C'è anche chi dichiara redditi bassi all'agenzia delle entrate e poi parte per località esotiche. Gli ispettori di polizia tributaria infatti stanno battendo a tappeto i nominativi dei clienti dei tour operator di lusso (per le crociere o i villaggi all'estero) e incrociando le generalità con le dichiarazioni dei redditi. In caso di evidenti incongruenze scatta il controllo. Si tratta del "controllo economico del territorio". Sotto osservazione c'è un commerciante che è partito per un mese alle isole Fiji. Strano ma vero. Il caso più clamoroso è stato quello di tre yacht parcheggiati in Croazia, in acque extra territoriali, per risparmiare il 20 per cento sull'Iva. Peccato che di queste tre imbarcazioni del valore di due milioni e mezzo ciascuna il fisco fosse del tutto all'oscuro.
L'ultima trova infine è stata quella di Facebook. Guai a mettere una foto in barca a vela se sul modello unico c'è scritto ventimila euro l'anno. I conti non tornano. E così i finanzieri hanno scoperto l'ennesimo evasore.