Ambulanti, confronto a distanza tra maggioranza e opposizione

Tre domande secche ad Angelo Marzano (Pdl) e a Mino Salvemini (Pd)

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di Rosanna Buzzerio (www.molfettalive.it/…)

Calato il sipario sul consiglio comunale di sabato, dove si è assisto a un duro scontro sul tema scottante del commercio ambulante, abbiamo cercato di andare al cuore della vicenda.

A confrontarsi a distanza Angelo Marzano (Pdl) e e Mino Salvemini (Pd).

Tre domande secche , tre interrogativi per fare il punto della situazione.

Commercio diffuso o nuova dorsale mercatale, quali i pro e i contro delle due prospettive di commercio ambulante?
Marzano:
«L’ideale sarebbe un mix delle due cose. Le cose, però, stanno messe in maniera diversa. Molfetta ha una struttura mercatale a ponente (ex Macello), una al centro (Minuto pesce), una a levante (P.za Gramsci). Di mezzo, il commercio diffuso, i negozi e la nuova zona di mezzogiorno. Vanno poi considerate le grandi strutture commerciali (tipo Ipercoop). Questa è la situazione così come si è configurata dopo la chiusura delle piazze storiche molfettesi (Baccarini, Principe di Napoli, Paradiso, Immacolata, Mentana, San Michele) effettuata a vario titolo dalle amministrazioni succedutesi dagli anni novanta in poi.

Tornare indietro non si può per evidenti ragioni di costi e perché il "mercato", negli anni, si è riposizionato prendendosi forse la rivincita su scelte non proprio convincenti. Anche socialmente le cose sono un "tantino" cambiate a cominciare dall’età media della popolazione residente al centro rispetto a quella delle zone periferiche e di espansione. Anche queste sono considerazioni che vanno fatte ed altre ancora.

Dicevo, un mix delle due cose sarebbe il massimo. Ed il nuovo Piano di Commercio su aree pubbliche risistema un po’ le cose. Non posso anticipare nulla per evidenti ragioni di dialogo aperto con tutte le componenti, ma il Piano è pronto da un bel po’ e le proposte sono tutte sotto la lente di ingrandimento e oggetto di serrati incontri.

E dico questo per una ragione molto chiara ai più (lo spero almeno): come tutti sanno, il commercio diffuso ha rappresentato, in quest’ultimo periodo, la via di salvezza per un certo numero di nostri concittadini che hanno avuto problemi con la giustizia. Questa amministrazione doveva e deve porsi anche il problema del recupero alla normalità di costoro. Certo, non procedendo in modo disordinato come il vecchio Piano e una gestione leggera da parte degli Uffici hanno consentito in passato.

Ecco! E’ tutto qui il problema: risistemare le cose in modo equilibrato e soddisfacente per tutti. Su questo, Sindaco ed amministratori lavorano assiduamente e, noi si spera, anche con la collaborazione delle opposizioni, se solo abbandonassero i pregiudizi e le facili strumentalizzazioni».

Salvemini: «Bisogna intendersi sul significato delle parole, perché i due modelli di organizzazione del commercio di prodotti ortofrutticoli menzionati nella domanda non riguardano il commercio ambulante ma lo smercio al dettaglio in genere di tali prodotti.

Detto ciò, se per commercio diffuso intendiamo la fotografia e la riproduzione dell’esistente, semmai previa imposizione di qualche misura igienico- sanitaria destinata a rimanere lettera morta, la soluzione non è concepibile perché non avremmo risolto assolutamente il problema.

E’ vero, naturalmente, che in città è sentita altresì l’esigenza di strutture di vendita di prossimità in qualche modo soddisfatta sino ad ora anche dagli ambulanti. Ciò importa che l’istituzione e la costruzione di mercati rionali in numero adeguato ed ubicati in maniera strategica su un territorio urbano soggetto ad una rapida e notevole espansione può essere la soluzione, ove tali strutture siano provviste di un ampio numero di posteggi da assegnare per turnazione anche agli ambulanti regolari muniti di autorizzazione di tipo B) secondo quanto disposto dall’art. 8 co. 2 lett. c della legge regionale n. 18/2001.

Ovviamente, gli ambulanti regolari potrebbero comunque vendere i prodotti ortofrutticoli in forma realmente itinerante nonché a domicilio come per legge, con il rispetto rigoroso delle norme che disciplinano tale attività».

Quando si parla di commercio ambulante le questioni in primo piano sono quella igienico sanitaria dei prodotti in vendita e l’aspetto fiscale, come ovviare a queste problematiche?
M: «Penso giusta questa considerazione. E’ necessario contemperare due esigenze: da un lato il vizio culturale tutto molfettese di "vedere e toccare" la merce (e di qui poi le grandi esposizioni di merce e i problemi di spazio), dall’altro le condizioni igienico-sanitarie della merce esposta.

Innanzitutto ci si dovrebbe quantomeno allontanare dalle strade in aree più lontane dal traffico; in secondo luogo la vendita si dovrebbe effettuare in strutture idonee e non rabberciate, e dunque, contenersi nelle grandezze delle esposizioni.

L’ideale sarebbero locali idonei, ovviamente, ma nessuna preclusione, soluzioni ce ne sono, anche all’avanguardia, come ci dimostrano esperienze in città rinomate come Rimini e quant’altro. Ma il vizio dell’utente va corretto (si tratta di educare il cittadino, e qui, se permettete, è dura!).

I controlli sono necessari, devono essere effettuati periodicamente e più assiduamente da chi è preposto a farlo, non perché si deve punire a tutti i costi la trasgressione ma perché bisogna educare anche il cittadino al buon comportamento, a cominciare dal fatto che la merce non si tocca con le mani».

S: «La domanda postula una risposta obbligata: va esercitata una puntuale vigilanza sugli operatori, i quali, da un lato devono adottare tutte le precauzioni di carattere igienico- sanitario previste dalla disciplina di settore e, dall’altro, allorquando sgomberano l’area (che secondo la legge non possono occupare per più di un’ora) devono ripulirla accuratamente non lasciando alcuna traccia della loro pregressa presenza.

Se c’è la volontà politica, se gli operatori sono autorizzati e se comunque avranno anche la possibilità di fruire di posteggi nelle istituende nuove aree mercatali secondo le già viste modalità, con un rafforzato organico della Polizia Municipale il problema può essere avviato a soluzione».

Nonostante gli inviti al dialogo e alla collaborazione arrivino da ambo le parti (maggioranza e opposizione) poi nei fatti non è così, quale dovrebbe essere il terreno d’incontro?
M: «Innanzitutto ci si deve rendere conto che non è più il momento degli scontri ideologici; la situazione del Paese a livello nazionale (la crisi economica internazionale), il senso diffuso di debolezza delle istituzioni, il caos amministrativo (troppe leggi, troppi lacciuoli, troppe competenze sparse ovunque, troppi centri di spesa, la stessa spesa pubblica fuori controllo), non sono queste, cose, su cui scontrarsi ideologicamente, specie quando i risvolti offrono il fianco a soluzioni estemporanee, a rimedi sommari peggiori degli errori da correggere. Occorre ponderazione e moderazione in tutti i sensi.

Questo del commercio diffuso (con tutte le sue implicazioni) è il tipico argomento su cui nessuno, e sottolineo nessuno, deve ergersi a paladino di non so che. E’ un tema che per forza deve essere trattato con il massimo della condivisione. Non è il decidere solo se mantenere una piazza o un ambulante per strada il nodo centrale della questione perché, io credo, tutti siamo coscienti che la partita che si sta giocando ha ben altri risvolti.

Che facciamo? Vogliamo continuare a giocare a chi è più bravo o vogliamo risolvere bene una questione che si trascina da vent’anni?

La partita va chiusa ora e per sempre. Si deve decidere di concessioni decennali, si deve decidere di forme e contenuti, si deve decidere di soldi da investire, di tasse da far pagare, di regole da far rispettare, di obiettivi da raggiungere e, sullo sfondo, dello sviluppo della nostra città; e tutto questo varrà ora per chi governa e domani per chi governerà.
Vogliamo e dobbiamo tentare di mettere da parte gli interessi di bottega. Il luogo deputato al confronto ed alla condivisione è l’aula del consiglio e delle commissioni, ma anche la stampa cittadina che riveste un ruolo fondamentale di cui non approfittare per mera propaganda.

I toni devono calare di intensità, la polemica deve fermarsi. Su questo terreno noi siamo pronti come sempre. Niente fretta dunque, le decisioni da prendere sono molto serie. E spero si sia capito il senso della mia richiesta di attenzione al problema. Altro che "minaccia"!»

S: «Il terreno d’incontro tra maggioranza ed opposizione è l’esame nel merito e senza pregiudizi della questione.

A tale riguardo di fondamentale importanza appare la consultazione e quindi la concertazione con le categorie interessate e con i cittadini. L’unica pregiudiziale per noi è il mettere la parola “fine” all’attuale insostenibile situazione che ha dato luogo all’intervento dell’Autorità Giudiziaria.

Capisaldi irrinunciabili il rispetto rigoroso della legge e dei regolamenti, il passaggio degli operatori irregolari nella legalità ove possibile e l’istituzione di nuove aree mercatali idoneamente attrezzate da definire auspicabilmente in maniera condivisa».

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