“Allora, qui c’è una presidenza…” L’ultimo scandalo alla pugliese

Le carte dell’inchiesta che a Molfetta ha portato alla richiesta di arresto per il sindaco Minervini: riflettori anche sul porto – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

Allora, qui abbiamo una presidenza di una municipalizzata… Devono andare subito Multiservizi e Asm. L’unica che rimane è Mtm…E poi c’è un cda o un presidente dei revisori dei conti...”: era il luglio 2022 quando il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, concordava l’attribuzione di importanti incarichi con Antonio Ancona, referente della lista “Molfetta in azione”, che aveva dato un contributo decisivo alla vittoria elettorale e poi era andato a battere cassa. Dopo qualche mese Maria Pia Annese — candidata consigliera di “Molfetta in azione” non eletta — era diventata presidente del cda di Multiservizi, «nonostante non fosse idonea all’incarico» secondo la Procura di Trani, che l’ha indagata per corruzione insieme con Ancona e Minervini, mentre per il sindaco (indagato anche per turbata libertà degli incanti, peculato, frode in pubbliche forniture, falso ideologico in atto pubblico, truffa aggravata e depistaggio) ha chiesto l‘arresto ai domiciliari.

A decidere sarà la giudice Marina Chiddo, alla quale sono state depositate le carte dell’ennesima inchiesta — coordinata dai pubblici ministeri Francesco Aiello e Francesco Tosto — che racconta come appalti e incarichi pubblici siano merce di scambio. «Vengono letti in chiave di penale rilevanza fatti e circostanze della gestione politico-amministrativa della città che invece disvelano condotte svolte sempre nell’interesse della collettività e poste in essere proprio per evitare le collusioni e le irregolarità di cui mi si accusa», ha scritto il primo cittadino su Facebook. Assistito dagli avvocati Mario Malcangi e Tommaso Poli, verrà interrogato il 2 maggio e si dice certo di «poter dimostrare la correttezza di ogni procedimento, mio e dell’apparato comunale».

Oltre al sindaco saranno interrogate le altre sette persone per cui sono stati chiesti i domiciliari: l’autista di Minervini, Tommaso Messina; l’imprenditore portuale Vito Leonardo Totorizzo; Michele Pizzo, luogotenente della Guardia di finanza in servizio a Molfetta; i dirigenti comunali Alessandro Binetti, Lidia De Leonardis e Domenico Satalino e il funzionario Mario Morea.

Risultano soltanto indagati l’assessore ai Lavori pubblici, Mariano Caputo; il dirigente del settore Ambiente, Vincenzo Balducci; il geometra comunale Damiano Binetti; Maria Teresa e Rocco Palazzo della Palazzo Costruzioni; Giuseppe e Teresa Santo della ditta Siles; Andrea Leone della ditta Gecos; Antonio Ancona e Maria Pia Annese di “Molfetta in azione”; la funzionaria Maria Cristina Del Vescovo; il funzionario Saverio Amato e il progettista Gianluca Loliva.

Al centro dell’indagine della Guardia di finanza, vicende diverse. A partire dal doppio affidamento dei lavori di completamento dell’area mercatale (sequestrata nel luglio 2022) per 400mila e poi 700mila euro; passando per il peculato legato all’indebito utilizzo dell’auto blu da parte del sindaco, della dirigente De Leonardis e dell’autista; la turbativa della gara da 800mila euro per lo Sportello di orientamento al lavoro. E poi l’aggiudicazione di una gara da 12 milioni per la realizzazione di una banchina del porto nuovo all’imprenditore Totorizzo.

Quest’ultimo avrebbe ricambiato il favore sostenendo elettoralmente Minervini anche con la candidatura del figlio Giuseppe, che avrebbe portato un numero consistente di voti. Tra le conversazioni intercettate ce n’è una che gli investigatori ritengono indicativa del patto pre-elettorale: quando Totorizzo sollecitava aiuto per un ulteriore appalto nel porto, Minervini rispondeva: «Pensiamo a vincere, se vinciamo la prima telefonata sarà a quello». L’altro personaggio chiave — nella ricostruzione dei presunti scambi tra voti e favori — è il consigliere comunale Ancona, anche lui portatore di una discreta quantità di preferenze. Poco dopo le elezioni 2022, al primo cittadino (a capo di una giunta civica) diceva «abbiamo due punte di diamante che dobbiamo valorizzare» e Minervini replicava: «I posti che ho sono quattro…». Uno fu assegnato a Maria Pia Annese, che probabilmente non aveva le competenze per diventare presidente della Multiservizi ma rispetto alla quale Ancona assicurava: «La affianchiamo noi». I finanzieri hanno anche scoperto che un collega (Michele Pizzo) faceva arrivare notizie sulle loro indagini al sindaco tramite Lidia De Leonardis, che avrebbe utilizzato i soldi del Comune per pagare una ditta che bonificasse il suo ufficio dalle microspie piazzate dagli investigatori.

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