Aggredì prof della figlia con un blitz al Majorana: dopo 2 mesi torna libero

È tornato in libertà, dopo due mesi agli arresti domiciliari, il 34enne accusato di avere aggredito un professore dell’istituto Majorana al quartiere San Paolo che aveva messo una nota alla figlia. La revoca della misura è stata disposta dalla Procura, che ha ritenuto cessate le esigenze cautelari a tre mesi dal fatto (l’aggressione avvenne il 23 settembre 2022) ed essendo ormai chiare le responsabilità dell’indagato. Le indagini della Squadra mobile sono concluse e nell’ambito degli accertamenti è stato anche identificato l’uomo che ha accompagnato il genitore dell’alunna nella scuola, per quella che gli inquirenti ritengono a tutti gli effetti una spedizione punitiva. Nei confronti del secondo uomo non sono state disposte misure cautelari, perché i filmati delle telecamere nella scuola mostrano chiaramente che non ha partecipato all’azione e non ci sono elementi idonei a sostenere la tesi che sia entrato nell’istituto con l’intenzione di dare manforte all’amico.

Al padre dell’alunna, invece, al momento dell’arresto — il 9 ottobre scorso — furono contestati i reati di lesioni aggravate, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio. Al professore di diritto che il 23 settembre aveva messo una nota alla figlia, l’uomo avrebbe detto: «Non ti permettere mai più di fare una cosa del genere» e poi lo ha preso a schiaffi. Tale gesto, era scritto nell’ordinanza cautelare, «doveva avere valenza dimostrativa circa la superiorità dell’uomo sull’insegnante, che aveva osato mettere la nota». Anche nei confronti del docente, in realtà, sono in corso accertamenti da parte della Procura, che non può sottovalutare le denunce presentate dalla famiglia della ragazza redarguita in relazione a possibili comportamenti poco professionali. Non vere e proprie molestie, ma sguardi ammiccanti, hanno confermato alcune amiche dell’alunna, che è anche parente di un esponente importante della criminalità organizzata nel quartiere Enziteto.

fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

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