«Abbiamo individuato nelle campagne di Giovinazzo un maneggio privo delle prescitte autorizzazioni amministrative».
Un maneggio che, spiegano i finanzieri delComando Provinciale diBari, «è stato realizzato in assenza di qualsivoglia concessione edilizia e nel quale i titolari non hanno mai ottemperato alle ordinanze legate al corretto smaltimento dei rifiuti organici prodotti dagli animali».
Il maneggio abusivo (nella foto), sequestrato questa mattina in località Pizzicocca, nei pressi dello svincolo di Cola Olidda, è la tappa più importante di una minuziosa attività d'indagine condotta dallaGuardia di Finanza del capoluogo barese, che ancora oggi non è stata conclusa e necessita di ulteriori approfondimenti.
I cavalli erano allevati in box, realizzati abusivamente, su un una superficie di 4.605 metri quadrati del tutto priva di autorizzazioni igienico-sanitarie per lo svolgimento dell'attività.
E dietro la struttura c'era un noto pregiudicato giovinazzese, il 44enne Domenico Fiorentino.
I militari hanno cominciato a indagare quando, nel corso della quotidiana attività d'istituto finalizzata al contrasto delle violazioni di natura economica e finanziaria e delle norme igienico-sanitarie, hanno scovato il centro ippico.
Ed alle intuizioni e ai sospetti è seguita una capillare attività di indagine, coordinata dal tenente colonnello Mercurino Mattiace.
Quando i finanzieri hanno fatto irruzione, all'interno dell'area hanno rinvenuto 33 cavalli, alcuni dei quali di «ignota provenienza», specificano gli inquirenti.
Ed ancora: vari calessi, che potrebbero essere stati utilizzati per dare vita a gare e scommesse clandestine, numerosi medicinali ad uso esclusivo ospedaliero utlizzati per terapie nei confronti degli animali, nonchè uccelli di specie protetta.
Nell'area, inoltre, erano stati realizzati 29 box, costruiti senza le regolari autorizzazioni.
Complessivamente l'attività svolta ha consentito di sottoporre a sequestro penale l'intero maneggio, numerosi farmaci ad eslusivo uso ospedaliero, vari uccelli di specie protetta e 8 cavalli, di cui 5 puledri, tutti di «dubbia provenienza», ribadiscono gli investigatori.
«Il valore dei beni sottoposti a sequestro penale è stimato prudenzialmente in 250.000 euro», si legge in una nota redatta dai vertici baresi della Guardia di Finanza.
Sul registro dei segnalati alla Procura della Repubblica di Bari, oltre al 44enne gestore della struttura, sono finiti anche i nomi di 6 imprenditori e commercianti giovinazzesi, di età compresa tra i 30 e i 60 anni, tra cui il proprietario del sito e i padroni dei cavalli.
Le accuse, a vario titolo, sono di violazione della normativa in materia di tutela ambientale ed edilizia e di truffa perpetrata ai danni del servizio sanitario nazionale.
Ma le indagini non finiscono qui. Proseguiranno per accertare il presunto coinvolgimento di veterinari o di altro personale sanitario a causa dell’anomala presenza di farmaci per uso ospedaliero impiegati sugli animali.
Saranno, inoltre, effettuate verifiche fiscali nei confronti dei proprietari dei cavalli che ai finanzieri non hanno saputo spiegare la provenienza dei loro animali, fra l'altro privi di documenti e microchip.
Su di loro, adesso, s'è posata la lente d'ingrandimento delle Fiamme Gialle e una nuova arma, il redditometro, ovvero una serie di parametri per verificare se il reddito dichiarato dai proprietari dei cavalli sia coerente con il loro tenore di vita.
E proprio il redditometro considera il cavallo, al pari di uno yacht, fra gli «elementi denotanti una capacità contributiva significativamente superiore a quella espressa dai detti redditi dichiarati».