
L’informazione del giorno dopo la tragedia nella pagina della Gazzetta del Mezzogiorno del 5 novembre 1994
MOLFETTA — L’Adriatico ha inghiottito un peschereccio. Quattro uomini sono dispersi in mare, da ventiquattr’ore; il corpo senza vita del quinto componente l’equipaggio è stato recuperato nel pomeriggio. Quella di ieri è la giornata dell’angoscia. «Cosa vuole che le dica, sono qui at- taccata al telefono ad aspettare notizie che ci possano tirare su il morale» risponde con la voce rotta dal pianto la sorella di Giovanni Pansini, 45 anni, il comandante del «Francesco Padre», salpato da Brindisi nella notte tra il 2 e il 3 novembre e, giovedì, sbriciolato, dissolto in una nuvola di fumo, denso e nero.
La giornata delle confessioni imbarazzate, anche. «C’è stato un incidente. Signora, per il momento non sappiamo comunicarle altro…». Alla Capitaneria di porto di Molfetta, non senza qualche difficoltà riescono a rintracciare le famiglie dei cinque pescatori: quella del capitano Pansini, e di Luigi De Giglio, 56 anni, il motorista, Saverio Gadaleta, 42 anni, e Mario De Nicolo, 28, i due marinai, di Francesco Zaza, 31 anni, il «capopesca». Nella centrale operativa della Guardia costiera si respira a pieni polmoni ansia, frenesia… Ce la mettono tutta, per restituire un sorriso a questa città, dov’è ormeggiata la più potente marineria della Puglia. Le ricerche vengono coordinate a Taranto, dal comando militare marittimo dello Jonio e del Canale d’Otranto tra le coste del Tacco d’Italia e quelle dell’ex Jugoslavia. Il «Francesco padre» è stato risucchiato dalle correnti a venti miglia da Budva, in Montenegro.

All’alba, i piloti di un aereo militare inglese — impegnati nell’operazione della Ueo «Embargo all’ex Jugoslavia» — restano quasi accecati da un bagliore: li, nel Basso Adriatico. «Abbiamo visto una fiammata, e più niente…». Chissà, forse un’esplosione. E’ allertato l’equipaggio della «Baleares», una nave spagnola lontana poche miglia. Bastano pochi minuti per raggiungere lo specchio d’acqua dove si era materializzata quella «intensa luce non meglio identificata». Tra le onde, macchie d’olio e rottami con la scritta «Francesco padre», e altri rottami… C’è una sigla: «MI 990» è il numero d’iscrizione alla Capitaneria di porto di Molfetta.
A questo punto, è facile risalire ai nomi dei marittimi che «risultano imbarcati» sul motopesca. Scatta l'<<attivitàdi ricerca»: alla «Baleares» s’affiancano due corvette della Marina militare italiana, la «Sagittario» e la «Fenice», due motovedette della Capitaneria di porto di Bari, la «Cp249» e la «Cp 238», e l’elicottero «Sh 3D», decollato da Grottaglie. E’ dal velivolo della Marina che alle 15.08 avvistano il corpo di uno dei cinque marinai, più o meno nell’area del naufragio. Sull’acqua galleggia una camicia a quadroni, con brandelli di carne attaccati al cotone. Il cadavere viene imbarcato a bordo di una delle motovedette della Capitanerìa. Ha un volto, ma non ha un nome: nessuno lo conosce, non ha addosso una carta d’identità, il passaporto… Verrà identificato più tardi: è Mario De Nicolo. La nave fa rotta verso il porto di Molfetta, dove attracca quando è già notte. Sul molo, rimangono tesi, distrutti dal dolore mogli, fratelli, cugini di chi era imbarcato sul «Francesco padre». Sono loro gli attori di un rito triste, quanto inevitabile: il riconoscimento. A vederli raccolti insieme, sembrano grappoli di amici, compagni di vita…Bisogna cominciare da qui per capire.
Quella che si chiude, è la giornata di una sentenza senza appello. Oggi, invece, sarà la giornata delle spiegazioni. Che cosa è successo?, in alto mare, al “Francesco Padre”? “Possiamo pensare di tutto” raccontano gli ufficiali della Capitaneria di Porto, e si stringono nelle spalle. «Si immagina, addirittura, che il peschereccio sia saltato su una mina… Via, andiamo, siamo in acque internazionali, è impossibile, non se ne trovano… E poi, la guerra nell’ex Jugoslavia si combatte solo tra i monti…». E’ più convincente, più verosimile pensare a quella luce improvvisa che ha abbagliato il pilota inglese come allo scoppio di una bombola del gas, di quelle usate nei «cucinotti» delle barche per cuocere la pasta, riscaldare il caffè… Tagliano corto, gli ufficiali: «E’ inutile andare avanti con la roulette russa delle ipotesi. Così come stanno le cose, si può parlare di tutto, interpretare tutto» – di Lello Parise
Speciale “Francesco Padre” da Molfetta – Rai DUE 1994 – QUI




