I residenti di Cala S.Andrea ci scrivono… “Il silenzio è un omaggio che la parola rende allo spirito”.

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Luigi Tedesco

Queste riflessioni nascono dal commento fatto dal parroco del Duomo, don Gino Samarelli, in calce all’articolo apparso sul blog ”Liberatorio Politico” a proposito dei “chiringuitos” sorti in Cala Sant’Andrea.
Mi vorrei concentrare sul “terremoto” che è arrivato nella Cala, dopo l’installazione dei due chioschi, senza entrare nel merito di permessi e regolarità amministrativa.

Il paesaggio della Cala è mutato. Quando diciamo “paesaggio” diciamo qualcosa di visibile, di esterno a noi, ma che di lì a poco diventa inevitabilmente anche il nostro paesaggio interiore. Noi siamo fatti di ciò che vediamo, di ciò che è fuori di noi e poi lo interiorizziamo. Quando ci immergiamo in un paesaggio contaminato e distonico rispetto all’ambiente circostante, ad una prima reazione rabbiosa, rischiamo di assuefarci, finendo per considerare tollerabile anche ciò che non dovrebbe essere tale. Il processo si innesta nelle nostre menti e nelle nostre anime facendoci sembrare normale ciò che normale non è.
Ma io non voglio che mi succeda tutto questo perché voglio conservare la mia capacità di indignazione, non voglio che il tempo lavi le ferite e risucchi l’oscenità paesaggistica.

Da quando sono nati i due chiringhitos, dopo il tramonto, Cala Sant’Andrea si illumina come un luna park, con file interminabili di luci che stridono violentemente col contesto, dove il silenzio e lo sciabordio del mare è oramai “violentato” dal vociare costante, continuo, fastidioso delle persone. E questo invasivo vociare si protrae fino a tardi creando per i residenti un ennesimo scadimento della qualità della vita.

Ho parlato con uno dei responsabili del primo chiringhito che ebbe a replicare, di fronte al mio disappunto, che – al contrario – stava riqualificando la zona di Cala Sant’Andrea, rovesciando in modo davvero surreale la situazione. Come se la riqualificazione dovesse necessariamente passare per birre, chiacchiericcio invadente sino alle ore piccole, luci, disturbo della quiete, nel senso più ampio del termine.

Cala Sant’Andrea deve essere considerata un bene di tutti e non può passare l’idea che ognuno possa fare quello che vuole, in nome del denaro, che è il vero motore di tutto ciò che sta accadendo. E questo è un processo grave perché l’idea del bello, l’idea del bene comune da difendere è una idea che va lentamente degradandosi e sfumando in una deriva che ha come unico obiettivo lo scopo di lucro.
Ma questo accade a Molfetta e mai sarebbe potuto accadere alla vicina Trani. Vi immaginate due chiringhitos nei pressi della cattedrale di Trani? Sarebbe una pornografia urbana cosi come lo è a Molfetta.

I chiringhitos in Cala Sant’Andrea appaiono decontestualizzati e scomposti dal punto di vista urbanistico, così violenti nella loro “architettura rivierasca e spiaggina” al cospetto dei palazzi circostanti e del Duomo silente. Hanno cercato di scimmiottare i chioschi dei caraibi, ma il luogo respinge quelle costruzioni. La ricerca della contemporaneità a tutti i costi, ha fatto fare un clamoroso errore ai nuovi concessionari perché nulla è più pericoloso dell’essere troppo “a la page” perché si rischia di diventare improvvisamente fuori moda, come dice Oscar Wilde.

Il silenzio serale che accompagnava la Cala Sant’Andrea sarà sempre più mortificato dalla presenza di questi nuovi “barbari”… calatisi per occupare spazi dove prima era padrone il mare, poi la terraferma, ed ora invece una giostra di luci, birre, voci disordinate.

Il silenzio serale è scomparso per fare posto al profitto fastidioso ed invadente. Ma questa non è l’unica modernità possibile, quanto piuttosto un’imposizione a senso unico che ostacola la mia libertà, i miei pensieri e la mia concentrazione, in un abbrutimento che vorrei scrollarmi di dosso.

Loro sono liberi ed io non più, in un gioco che mi vede, come cittadino, perdente ed impotente di fronte all’impudenza altrui.

Tutto si trasforma nella “non” libertà di tenere le finestre aperte d’estate, “non” libertà  di ascoltare musica, “non” libertà di vedere un film in tv,  “non” libertà di leggere un libro.  Il cicaleggio invadente dei frequentatori dei due chiringhitos oramai fa da colonna sonora alla mia vita.

Mi si dice: perchè non monti vetri speciali antirumore e chiudi le tende per non vedere? Risolveresti il problema. Ed invece io dico NO, perchè voglio avere la libertà di tenere le finestre aperte anche di notte e di poter fare le mie scelte, così come loro fanno le proprie, in autonomia.
Mi son chiesto cosa farebbero i proprietari dei chiringhitos se, dopo una giornata di lavoro, qualcuno interrompesse il loro sonno, allo stesso modo in cui loro disturbano ed interrompono il mio.

Ci stanno negando il silenzio, il silenzio non si vede, non si tocca, non si annusa, si può solo sentirlo. Il silenzio non è una semplice assenza della percezione acustica, ma uno stato di elevazione. Il silenzio non dovrebbe essere un privilegio per pochi, ma una condizione prevalente dell’esistenza. “Il silenzio è un omaggio che la parola rende allo spirito“, dice il filosofo Louis Lavelle, ma aggiungo anche che “colui che non comprende il tuo silenzio, non riuscirà a comprendere le tue parole” (Sam Ya).

3 Risposte a “I residenti di Cala S.Andrea ci scrivono… “Il silenzio è un omaggio che la parola rende allo spirito”.”

  1. Il 17 agosto, in un post di Facebook, scrivevo questo:
    Cala di Sant’Andrea era un posto magico, di quelli che leggi nelle narrazioni fighe che parlano di Sud.
    Qualche anno fa, un intervento pochissimo invasivo l’ha resa fruibile di giorno e, specialmente, di notte.
    Una scogliera accessibile direttamente sul mare, ciotoli, luci bassissime, qualche panchina.
    La sera era frequentata da giovanissimi che si stendevano sugli scogli a tre centimetri dal male calmo, luce suffusa, ed accanto la meraviglia del Duomo, arancio e blù.
    Qualche famiglia in cerca di relax sostava sulle panchine e coppie di mani passeggiavano sui ciotoli.
    Una perla in città, un silenzio, nonostante la gente, i colori, il profumo dell’aria, l’esplosione del cielo, del tramonto, la bellezza della pietra.
    C’era un piccola trattoria, a ridosso della città vecchia, che affacciava alcuni tavolini sulla cala. Non volgare, rispettosa dei capolavori a cui aveva chiesto in prestito la magia: il mare, il Duomo, il tramonti.
    Ci ho mangiato spesso un pizza, in silenzio, nelle sere ventilate di fine agosto.
    Da qualche settimana quella cala è stata squartata, violentata.
    Un manipolo di sedicenti e brillanti avvoltoi del marketing territoriale, sempre loro, quelli che hanno già violentato Piazza Municipio, che hanno messo gli occhi pure sulla muraglia, hanno richiesto ed ottenuto dal Comune di Molfetta, di cui si racconta siano complici, il permesso di installare un gazebo bar che distribuisce cocktail, con luci a 300.000 watt sparate, dubbie panchine di paglia smart a kittemorto zero, il tutto annegato in una musica che percorre solo i primi 10 posti delle liquide super classifiche estive.
    Perché tanta violenza? Perché tanta cattiveria? Perché tanto odio per la bellezza?
    La cosa più triste è che questo merdaio è frequentato: queste sere era pieno di kristiani seduti…. di spalle al mare…, di spalle al tramonto, che al posto del suono delle onde e dei gabbiani ascoltavano, ritmando con la testa, Marshmello o una stonatissima cover di “E la luna bussò”, ingozzandosi di drink variopinti, da tenere in mano bene in vista, col muso a piccione, per fare la storia su instragram hastagrammando #todavitacalasantandrea.
    Io penso che il compito di un’amministrazione comunale sia anche quello di educare alla bellezza: aver dato il consenso a permettere ciò significa aver fatto una scelta politica importante, significa aver preferito i piaceri dell’alcool, la musica scadente, il guadagno facile e scontato, alle bellezze della natura e dell’arte.
    E non mi rompete i coglioni con le argomentazioni che così il turismo a Molfetta non farà mai passi avanti e che se questo è quello che piace alla gente allora va fatto: puntiamo ad un turismo diverso di quello che si mette di spalle al mare ed alla gggente che piace la mmerda proviamo ad imporgli (sì, ad IMPORGLI) la bellezza come cura.

  2. Come non essere d’accordo.
    Si è sacrificato il genius loci privilegiando unicamente un’economia di natura effimera.

  3. Io distinguerei un pò le cose, i due chiringhitos per me non rispettano nessuna legge e nessun permesso e forse ci sono anche reati a carico di un pò di persone oltre al fatto non trascuabile che violentano la bellezza di cala sant’andrea e del duomo…….!!!! e poi mi chiedo ma rimarrano per sempre?? e per la stessa logica si possono avere permessi per altri posti dappertutto in città??? in villa , sul lungomare alla prima cala ecc ecc??? Però c’è un problema generale di ordine pubblico in quanto dopo le 22 la città non ha controlli e specialmente in centro ognuno fa quello che vuole….. ogni cittadino ha diritto a stare con le finestre aperte e certo il brusio perchè si abita in centro va bene ma tutto il resto no!!!! bidoni della spazzatura dei locali in ogni dove; cappe di aspirazione che provocano odori nauseabondi (vedi in piazza giovene non si può respirare figuriamoci tenere aperte le finestre…qui servirebbe l’asl per controlli); orari dei locali senza controllo , chidono alle 4 o 5 di mattina ed il sonno dei residenti e di chi si sveglia alle 6 per andare a lavorare anche d’estate????
    io purtroppo vedo solo anarchia e furbizia anche da parte di chi dovrebbe fare gli interessi pubblici e non solo privati per qualche pugno di voti……

I commenti sono chiusi.

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