Assolto «perché il fatto non sussiste». Si è concluso così mercoledì a Trani il processo di primo grado a carico del carabiniere 52enne Nicola Petruzzelli, accusato dalla procura di peculato.
I fatti contestati al militare risalgono al 2006, quando era in servizio nella compagnia di Molfetta. A seguito di un’operazione, i carabinieri riuscirono a recuperare dei capi di abbigliamento sottratti a un negozio del centro. In seguito, parte della merce recuperata fu ritrovata da agenti di Polizia nell’abitazione del sottufficiale.
Nelle indagini furono coinvolte moglie e figlia di Petruzzelli. Per la seconda fu disposta l’archiviazione; mentre la consorte, la 50enneAngela De Benedictis, finì a giudizio assieme al marito (per lei l’accusa di ricettazione). È la donna l’unica condannata nel processo: per lei quattro mesi di reclusione e 200 euro di multa, ma beneficerà della sospensione della pena.
Il processo, avviato a ottobre del 2010, ha visto sfilare in aula diversi testimoni, tra cui i colleghi dell’imputato. Determinante un elemento emerso nel dibattimento, relativo alla vita di coppia degli imputati. I due erano di fatto separati già prima della perquisizione nell’abitazione di Petruzzelli.
Il difensore del carabiniere, l’avvocato Maurizio Masellis, si dichiara soddisfatto per una sentenza che non solo assolve con formula piena il proprio assistito, «ma dà lustro all’Arma dei Carabinieri, impegnata costantemente con i propri uomini al fine di garantire sicurezza alla popolazione».