A Nardi e Savasta stipendio sospeso. Nuovi filoni d’indagine.

fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

Non solo il carcere ma anche lo stipendio sospeso per i due ex magistrati di Trani Michele Nardi e Antonio Savasta, arrestati il 14 gennaio per corruzione in atti giudiziari. La sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura ha applicato la sospensione cautelare nella sua forma più dura, in attesa di stilare l’incolpazione vera e propria — e entrare nel vivo del procedimento disciplinare— sulla base degli elementi definitivi che la Procura di Lecce metterà a disposizione a indagini ultimate.

L’inchiesta che ha travolto il giudice e il pm (entrambi in servizio a Roma) va avanti a pieno ritmo, anche grazie alle rivelazioni di Savasta, che di recente ha reso nuovi interrogatori, indicando nomi e fatti della tangentopoli tranese. Nardi, invece, non dice una parola e continua a chiedere di lasciare il carcere, ottenendo risposte negative. Dopo che il Tribunale del Riesame il 12 febbraio ha respinto il ricorso per l’annullamento della misura cautelare, il pm ha scritto direttamente al gip Giovanni Gallo, puntando il dito contro il suo grande accusatore, l’imprenditore di Corato Flavio D’Introno, e chiedendo la revoca degli arresti o la sostituzione con i domiciliari. Ma sul punto il giudice e stato irremovibile, ritenendo che non siano cessate le esigenze alla base dell’ordinanza. Intanto Nardi e stato trasferito dal carcere di Matera (dove era stato spostato perchè in quello di Lecce erano detenute persone che aveva fatto condannare) a quello di Taranto “per ragioni di sicurezza“. Lì ha ricevuto la visita del suo avvocato Domenico Mariani (codifensore insieme a Carlo Di Casola), al quale ha manifestato fiducia “sul fatto che la verità verrà fuori“. La strategia difensiva punta a chiedere l’annullamento dell’ordinanza in Cassazione, una volta che sarà depositata la motivazione del rigetto del ricorso da parte del Riesame cioè entro fine marzo.

         

Nel frattempo nessuna richiesta di interrogatorio, “perchè abbiamo già contestato l’ordinanza punto per punto“. In particolare, Nardi e i suoi avvocati puntano a minare la credibilità di Flavio D’Introno, che ha dichiarato di avergli versato due milioni di euro per avere aiuto in varie vicende giudiziarie. Circa 300mila euro, invece, sarebbero stati consegnati a Savasta. Ma per Nardi quelle accuse sono solo fango, anticipate da un annuncio fatto in estate — dice oggi il suo avvocato —e sul quale sono in corso indagini per estorsione a carico di D’Introno da parte della Procura di Perugia, competente per i reati a carico dei magistrati in servizio a Roma. Al momento di certo c’e che l’impianto accusatorio costruito dal procuratore di Lecce, Leonardo Leone de Castris, e dalla pm Roberta Licci ha retto alla prova del Riesame e che le ipotesi sull’ esistenza di un sistema di corruzione negli uffici giudiziari di Trani sarebbero state confermate anche da altre persone ascoltate come informate sui fatti.

Imprenditori, innanzitutto, ai quali i due magistrati avrebbero offerto aiuto per sistemare indagini e processi, con la complicità di alcuni colleghi che sono stati — negli anni passati —in servizio a Trani. Negli omissis contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare, così come nei due interrogatori di Sa-vasta depositati al Riesame — c’e la traccia dell’inchiesta bis sulla tangentopoli tranese e l’evidenza che le responsabilità di una serie di illeciti commessi negli anni, vadano ben oltre quelle finora appurate. I presunti complici di Nardi e Savasta—il poliziotto Vincenzo Di Chiaro e gli avvocati Simona Cuomo e Ruggiero Sfrecola — in realtà sarebbero solo le pedine minori di un’associazione a delinquere in cui ruoli di primo piano Ii avrebbero avuti personaggi ben più importanti.

 

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