Sono in molti i cittadini ad aver chiesto nelle ultime ore una misura drastica nei confronti dei venditori ambulanti. A Molfetta, tuttavia, il problema non è nato certamente negli ultimi giorni ma le segnalazioni fatte alle diverse amministrazioni comunali, che nel tempo si sono alternate, si stanno moltiplicando nell’ultimo periodo.
A sollevare ancora una volta la questione è stato Matteo d’Ingeo, coordinatore del Liberatorio Politico, che ha invitato la giunta comunale ad adottare lo stesso provvedimento di quella di Bari, dove l’assessora allo Sviluppo economico Carla Palone ha sospeso tutte le attività commerciali ambulanti. A Bari, infatti, la decisione è stata presa nel corso della riunione del Centro Operativo Comunale ed è stata disposta la sospensione, con effetto immediato, delle attività itineranti del commercio al dettaglio sulle aree pubbliche, comprese quelle del demanio marittimo.
«A Molfetta l’assessore Ancona, il sindaco e il comandante della Polizia municipale – afferma d’Ingeo – non hanno ancora emesso alcun provvedimento per contrastare queste attività che potrebbero non rispettare le regole date. Oggi lo chiediamo ancora di più perché potrebbero essere veicolo di diffusione del corona-virus. Ci sono tanti ambulanti in città che – ha proseguito il coordinatore del Liberatorio Politico – quotidianamente abusano delle loro autorizzazioni, quando ci sono, per occupare abusivamente strade e marciapiedi esponendo merce commestibile». Diverse sono state le attività commerciali ambulanti segnalate in tutta la città, sia in periferia che in centro, cui diversi cittadini chiedono di verificare le più elementari norme di igiene e mantenimento della merce, oltre al rispetto delle norme della tracciabilità del prodotto, se le autorizzazioni rilasciate siano in contrasto con i regolamenti comunali e il codice della strada, se rispettano le due sentenze di Cassazione, la numero 6108 del 10 febbraio 2014 e la 25826/2016, in materia di esposizione di merce commestibile.
Le risposte di alcuni venditori ambulanti non sono tardate ad arrivare. «In questo periodo di emergenza – affermano alcuni – chiedere la sospensione delle nostre licenze è inopportuno. Abbiamo necessità anche noi di vivere e di sfamare mogli e figli. Per quanto riguarda le misure di sicurezza e quelle igieniche – concludono -, molti di noi le rispettano più di altri, che i controlli non li subiscono».
fonte: Matteo Diamante – edicola.lagazzettadelmezzogiorno.it
Venerdì 27 Marzo 2020