A Bari la «movida» dei minorenni

fonte: Rosanna Volpe – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Un garage malconcio a Carbonara che per una notte a settimana diventa una discoteca. Ci sono oltre settanta ragazzi, di una età compresa dai 13 ai 16 anni. Tutti minorenni. Tutti che stringono tra le mani prima un biglietto da quindici euro e subito dopo tre alcolici a scelta. Si svolge così la movida dei minorenni baresi. Tra feste organizzate dagli studenti dei licei e delle scuole professionali in discoteche (quasi tutte fuori Bari) ma anche in locali abusivi. Senza uscite di sicurezze e senza il controllo di adulti. E se questo non bastasse a togliere il sonno alle famiglie, si aggiunge il consumo di alcol. Fiumi di alcol che, a quanto pare, gira in queste feste senza troppi controlli. Così come gli sbigliettamenti che, almeno nelle feste private, servono solo all’acquisto di alcol.

Generalmente la gestione della movida dei minorenni fa capo ad un’organizzazione che affitta i locali e arruola dei Pr all’interno delle scuole. Tutto normale, se non fosse che per prenotare un tavolo tocca comprare la consumazione alcolica. A 14 anni. Anche questo pare non sia un problema: il risultato è che tutti per poter prenotare l’ambito tavolo del privé consumano super alcolici. Nelle feste in locali “abusivi” alle volte scatta anche il “fai da te” e così qualcuno ha il compito di acquistare l’alcol per tutti. Sono tanti i genitori preoccupati per episodi che prima erano sporadici, adesso sono un appuntamento fisso.

Il giovedì parte il primo messaggio whatsapp che annuncia orario e luogo della festa. Chi non partecipa, è fuori. «Sono stato completamente isolato dal gruppo – racconta Francesco (nome di fantasia) – perché non ho voluto comprare il biglietto di ingresso alla festa. Ho spiegato che si beve troppo. Che prima o poi qualcuno si farà male. Da allora non mi invitano più e a malapena mi rivolgono la parola».

Angelica ha tredici anni. Alla fine della serata si accascia sull’auto dei genitori e si sente male: ha bevuto troppo. «Quella sera abbiamo dovuto portarla a spalla – racconta il suo papà. Non possiamo chiuderli in casa ma non è giusto che non ci sia alcun controllo. Gli alcolici chi glieli vende?». La domanda è lecita ma la risposta purtroppo è sempre la stessa: «In pochi ci chiedono i documenti. A molti di noi basta andare sempre nelle solite cantine per comprare quello che vogliamo». In occasione della festa di Halloween, lo scorso 31 ottobre, ci sono state cinque feste abusive a Bari. «Se per una ragione qualsiasi dovesse scoppiare un incendio – aggiunge una mamma – sarebbero tutti in pericolo. Non solo: se scoppia una rissa per un motivo qualsiasi chi li controlla?».

Luca (nome immaginario) ha smesso di frequentare queste feste perché non si sente al sicuro: «A metà serata arrivano ragazzi più grandi. A suon di spintoni cercano di alimentare risse». E ci riescono: alle volte qualcuno torna a casa con un occhio nero e non ha il coraggio di denunciare. Non sempre, e per fortuna, scatta la vittima come nel caso della ventenne uccisa a settembre scorso nella discoteca di Molfetta. Ma è chiaro che ci sono tante vittime silenti. Ci sono anche minorenni che l’alcol non vogliono consumarlo ma che vengono costretti ad acquistare la consumazione. Ci sono quattordicenni che decidono di raccontare ai loro genitori quanto accade ma che vengono poi emarginati dal branco. Marina, quindicenne, resta spesso a casa: «Se non fai come loro, diventi la vittima preferita. Fumano, bevono e costringono tutti a fare altrettanto. Altrimenti sei uno “sfigato”». Qualcuno ci ha provato a far girare voce tra le famiglie di quanto accade durante le serate dei minorenni. Del pericolo che corrono i ragazzi in locali sprovvisti di sistemi di sicurezza. Nella maggior parte dei casi, però, è stato inutile.

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