Si sarebbero finti broker e sottratto 600mila euro a due coppie della Molfetta bene

«Prova a prendermi». Cronaca di una truffa quasi perfetta consumata «tra amici di comitiva» nella Molfetta bene. Questo è la storia vera di una fantasiosa macchinazione ricostruita dai finanzieri della Tenenza di Molfetta, guidati dal luogotenente Dario Zifarelli, che sembra la trama di un romanzo scritto dal falsario Frank Abagnale (ricordate il film «Prova a prendermi», interpretato da Leonardo Di Caprio?).

Invece è la ricostruzione investigativa di un autentico bidone rifilato da chi non ti aspetti e che credevi un vero amico, tra happy hour, serate trascorse al ristorante stellato, feste e vacanze con le mogli e i figli. È la storia di uno skipper quarantenne, aitante ed eternamente abbronzato, per lavoro e per vocazione e della di lui consorte, collaboratrice in uno studio professionale. Insieme. secondo l’accusa, sono riusciti a sottrarre a due facoltose coppie di amici, frequentate per lungo tempo, ben 600mila euro, facendo loro credere di aver fatto un investimento a «rischio zero» in polizze vita garantire da un famoso istituto bancario svizzero «che più sicuro non si può». Ampie sarebbero state le rassicurazioni fornite dai coniugi: «State tranquilli, – avrebbero detto ai loro amici – siete in una botte di ferro, gli interessi oscilleranno ma se va tutto bene potreste rad- doppiare le somme che state investendo. Noi ci siamo trovati benissimo. Siamo stati fortunati». Già perché marito e moglie, hanno fatto credere di aver individuato questo investimento «blindato» dopo una accurata ricerca e di essere stati loro per primi a sperimentare la bontà della spesa. Oltremodo, tra una cena e una gita con le famiglie, lui avrebbe messo sotto il naso degli amici documenti dai quali risultava – sempre secondo la versione dei finanzieri – che si divideva tra la passione per il mare e le barche e il lavoro di broker finanziario con la possibilità di accompagnare i propri clienti alla diretta sottoscrizione di un prodotto, dell’asset migliore, senza avere limiti d’offerta da parte del proprio istituto mandante, la citata banca svizzera. A quel punto le due coppie di amici/imprenditori avrebbe rotto gli indugi mettendo nelle mani dello skipper e della consorte, i primi 390mila euro, gli altri 210mila.

Nel secondo caso si trattava di quasi tutti i risparmi messi da parte in anni di lavoro al punto che l’inganno ha portato gli investitori sull’orlo del fallimento. I soldi sono stati versati su un conto corrente societario intestato allo skipper, per essere poi trasferiti su distinti depositi bancari riconducibili a marito e moglie, depositi che un po’ alla volta, nel corso delle settimane, sono stati svuotati. Secondo i finanzieri il denaro potrebbe essere finito su conti esteri, aperti grazie al fatto che i due presunti truffatori, in specie il marito per il suo lavoro, erano di frequente in giro per il mondo in barca. Quando le vittime del raggiro si sono rese conto che l’investimento non fruttava neppure l’ombra di un euro hanno cominciato a tempestare i sedicente broker e la compagna di telefonate, ricevendo risposte vaghe e contraddittorie. Tutto questo fino a quando i coniugi sono spariti dalla circolazione. La denuncia è stata presentata a loro carico nel 2018. Le indagini, coordinate dal pm di Trani, Giuseppe Francesco Aiello, hanno portato alla emissione di un’ordinanza di custodia cautelare da parte del gip del Tribunale di Trani. I reati contestati sono di truffa aggravata, attività finanziaria abusiva e autoriciclaggio. L’ultimo capitolo di questa storia è stato scritto da Zifarelli e dai suoi uomini nei gironi scorsi quando, dopo lunghe ricerche sono riusciti a sapere che marito e moglie erano nuovamente in Italia, a Bari, in un anonimo appartamentino preso in fitto. Li hanno arrestati prima che si rendessero nuovamente irreperibili. Sono già comparsi davanti al gip per l’in- terrogatorio di garanzia, facendo scena muta. Rimangono entrambi in stato di arresto.

fonte: Luca Natile – lagazzettadelmezzogiorno.it

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