Camorra a Roma, confiscato impero dei clan da 80 milioni di euro

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ROMA – Nel 2014 i carabinieri del Comando provinciale di Roma sequestratono tutte le attività commerciali nel centro storico di Roma che facevano capo agli imprenditori Righi, il volto pulito della camorra, in particolare del clan Contini. Oggi quell’impero di 28 tra ristoranti pizzerie e gelaterie é diventato patrimonio dello Stato. Ottanta milioni di euro che dalla mafia, dall’antistato, sono passati nelle disponibilità dello stato con la confisca. Un colpo durissimo quello del tribunale nei confronti degli imprenditori Luigi, Antonio e Salvatore Righi e di Alfredo Mariotti, i primi tre arrestati nel gennaio 2014 nel contesto dell’indagine Margarita”, meglio nota come operazione “Pizza Ciro. Una nuova ordinanza per misure cautelari nei confronti di Antonio e Salvatore Righi era stata disposta nel marzo del 2015.

In particolare si tratta di 28 esercizi commerciali come bar, ristoranti-pizzerie, 41 beni immobili, 385 rapporti finanziari-bancari, 76 veicoli, 77 società, 300mila euro di denaro contante rinvenuti nel corso delle operazioni.

Dalle indagini dei carabinieri i fratelli Righi sono risultati essere stabili riciclatori per conto della camorra napoletana, al servizio, in particolare, del clan Contini. I beni confiscati, già sottoposti a sequestro di prevenzione nel 2014 su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma, sono attualmente gestiti dagli amministratori giudiziari nominati dal tribunale.

Sull’ascesa imprenditoriale della famiglia Righi sicuramente ha influito il loro coinvolgimento nel sequestro di persona a scopo di estorsione di Luigi Presta, avvenuto a Napoli nel 1983. All’epoca, Ciro, la moglie e i figli Luigi, Salvatore e Antonio Righi furono arrestati, poiché sospettati di aver riciclato parte del riscatto di un miliardo e settecento milioni di lire pagato dalla famiglia Presta per ottenere la liberazione del loro parente, a conclusione di un tortuoso iter giudiziario, Luigi e Salvatore furono condannati per riciclaggio.

Le indagini della DDA di Roma e dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma hanno dimostrato che l’impero economico dei fratelli Righi veniva gestito con modalità illecite, mediante una rete di società intestate a prestanome, finalizzate al reimpiego e all’occultamento di ingenti risorse economiche di provenienza illecita ed alla sottrazione delle imprese acquisite e gestite con il denaro sporco a possibili misure di prevenzione patrimoniale.

I fratelli Righi, quindi, sono emersi quali stabili riciclatori per conto della camorra napoletana, al servizio, in particolare, del clan Contini, ai cui dirigenti Giuseppe Ammendola e Antonio Cristiano, Salvatore Righi corrispondeva periodicamente somme di denaro contante, costituenti il provento delle attività riciclatorie svolte per conto del clan (come dimistrano operazioni di money back). Il vincolo con il clan Contini non impediva peraltro ai Righi di proporsi quale punto di riferimento sulla Capitale per altri sodalizi camorristici, prescindendo dagli equilibri e delle alleanze tra i vari clan napoletani; del resto l’esperienza investigativa ha spesso evidenziato come ai riciclatori non venga richiesto quell’impegno di fedeltà esclusiva normalmente preteso dagli affiliati appartenenti alle componenti militari dei clan.

Le indagini dei Carabinieri di Roma hanno infatti rivelato la vicinanza di Antonio Righi anche al clan Mazzarella, avendo  lui svolto attività di riciclaggio e supporto logistico per conto di Oreste Fido, reggente del gruppo di Paolo Ottaviano operante in zona Mercato-Santa Lucia a Napoli, nonché la vicinanza di Ivano Righu, figlio di Salvatore, al clan Amato-Pagano degli “scissionisti” di Secondigliano. A Napoli dopotutto, la famiglia Righu ha negli anni mantenuto delle basi operative rappresentate da alcuni locali e dal centro sportivo e dalla società sportiva “Mariano Keller”, titolare di una squadra di calcio attualmente militante nel campionato di Serie D girone H.

Il mondo del calcio delle serie minori è un settore in cui i Righi hanno nel tempo investito per impiegare le ingenti somme di denaro nero a loro disposizione e, in tale ambito, le indagini hanno svelato un intervento del clan Contini, su richiesta di Salvatore Righi, nei confronti di alcuni calciatori del Real Marcianise, affinché perdessero un incontro con il Gallipoli Calcio che, a conclusione della stagione 2008/2009 del campionato di Lega Pro, girone B, aveva bisogno di una vittoria, effettivamente avvenuta, per accedere alla serie B.

L’accertamento dell’affiliazione, quali concorrenti esterni, dei tre fratelli Antonio, Luigi e Salvatore Righi a clan camorristici napoletani ha determinato lo spostamento da Roma a Napoli della competenza giurisdizionale sul procedimento, con il conseguente invio degli atti alla Procura della Repubblica – DDA – di Napoli che, valutando il corposo quadro indiziario già acquisito dalla DDA e dai Carabinieri di Roma, peraltro suffragato dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, lo ha messo a sistema con i risultati di un più ampio lavoro investigativo sul clanContini.
Nell’ambito del procedimento di prevenzione, avviato su proposta del Nucleo Investigativo di via in Selci nel contesto della citata indagine, si è proceduto, nel gennaio 2014 e nei mesi successivi, in esecuzione di decreti di sequestro anticipato emessi dal Tribunale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica di Roma – DDA di Roma  al sequestro finalizzato alla confisca dei beni e rapporti finanziari riconducibili ai Righi e a Mariotti.

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