È certamente da cronaca nera l’aggressione fisica subìta nel mese scorso da Matteo D’Ingeo, “colpevole” di ingaggiare battaglie contro le illegalità comunali.
D’Ingeo è ufficialmente sulla scena politica molfettese dal 1994, quando si candidò come consigliere comunale nella lista del Percorso che sosteneva come candidato sindaco Guglielmo Minervini. Era un giovane, sin da allora, tutto d’un pezzo che si batteva per il ripristino della legalità. Ma questo carattere inflessibile ha dato fastidio a tutti gli amministratori che lo hanno tenuto sempre lontano dai posti del potere. Sia Guglielmo Minervini, sia il successore Tommaso Minervini si sono sempre guardati dall’affidargli incarichi di fiducia. Nelle ultime elezioni amministrative si candidò (come indipendente n.d.r.) nella lista civica “Linea Diritta” il cui massimo esponente era Bepi Maralfa, candidato sindaco, avvocato, figlio di magistrato e parente stretto di altri magistrati: forse sperava che Maralfa gli avrebbe dato una mano. Ma l’avvocato incas- sata la carica di vice sindaco e alcune deleghe, di lui se n’è dimenticato, nonostante D’Ingeo avesse portato alla sua lista 247 voti, 4 voti in meno di Domenico Gagliardi, primo eletto. E lui, D’Ingeo, forse un po’ indispettito da questo atteggiamento, ha messo la turbina nel motore e ha continuato a combattere, incurante di non fare molti proseliti. Per esperienza posso affermare che i molfettesi sono per la maggior parte conigli; temono gli uomini del potere, protestano, lanciano la pietra e nascondono la mano, scrivono lettere anonime, lo fanno anche con noi, della carta stampata. Questa è la ragione per cui D’Ingeo combatte da solo le sue battaglie, a costo di rimetterci, oltre la faccia, anche il portafoglio. Tutti si congratulano con le battaglie che ingaggia, ma nessuno gli dà una mano. Ciononostante egli non si arrende e spesso va a scomodare, oltre gli amministratori, anche quelle categorie che, con un tacito beneplacito di chi ha le leve del potere, continua imperterrito ad infrangere la legge. E così fruttivendoli abusivi e commercianti la fanno da padroni: come si può tollerare per esempio che un bar chiuda una strada (mi riferisco all’ultimo vico Effrem su corso Umberto) per sistemare i tavolini onde esercitare la sua attività? E se un mezzo di soccorso è costretto ad attraversare quella strada ostruita? Si dirà che è stato autorizzato… Peggio per chi ha chiuso un occhio! Ma casi del genere ce ne sono in abbondanza. Che dire degli ambulanti abusivi? Merita tutto il rispetto D’Ingeo per le battaglie che fa. Egli non guarda in faccia nessuno: lo ha fatto coi sindaci di centro destra e con quelli di centro sinistra. E la solidarietà espressa da certe personalità bisogna prenderla con le pinze!