Sequestrata la discarica: «La falda è a rischio inquinamento»

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La Procura della Repubblica di Bari ha disposto il sequestro dei lotti I, II, III e VI della discarica di Giovinazzo, «lotti – ha provato a difendersi, alcuni giorni fa, la Daneco Impianti s.r.l., società che gestisce l’impianto, – che comunque erano già esauriti da tempo».

Secondo la sezione di polizia giudiziaria del Corpo Forestale dello Stato, i percolati prodotti dai rifiuti che per anni sono stati conferiti all’interno dell’impianto non sarebbero stati smaltiti correttamente e per questo, ma si tratta soltanto di una ipotesi, potrebbero aver inquinato la falda acquifera.

I primi tre lotti di discarica comunque, erano stati oggetto di una ordinanza sindacale, la n. 62 del 6 novembre 2014, secondo cui si consentiva la messa a dimora di rifiuti solidi urbani in quantità limitate, per consentire la loro riprofilatura, prima della copertura definitiva dei siti come fase ultima dell’attività.

Una ordinanza che era stata ritirata nel gennaio successivo, stimolata dalle proteste dell’intera cittadinanza e a seguito dell’intervento dell’Arpa Puglia, l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione dell’Ambiente, che aveva giudicato quell’atto non conforme allo stato dei luoghi.

E quegli stessi lotti (il I, il II e il III) erano proprio in questi mesi oggetto di dibattito, nell’Ambito di Raccolta Ottimale, su come debbano essere trattati prima della loro chiusura definitiva. In particolare su come gli avvallamenti tra i singoli lotti debbano essere riempiti per renderli un unico cumulo e arrivare quindi al ripristino ambientale previsto per la gestione della discarica.

La discarica di Giovinazzo, gestita dalla Daneco Impianti s.r.l., sorge nell’area di San Pietro Pago, dove in passato sono state realizzate discariche abusive in cave naturali. Si tratta di una zona ad alto valore paesaggistico anche per la presenza di una chiesa, costruita attorno al Mille in un villaggio quasi a confine del territorio bitontino.

Il sito, inoltre, nel dicembre scorso è stato chiuso perché la stessa Daneco Impianti s.r.l. non ha rispettato le prescrizioni per l’adeguamento dell’impianto di biostabilizzazione (l’impianto stesso, infatti, era solo parzialmente a regime, proprio per mancanza del completamento dei lavori, nda) imposte dalla Regione Puglia.

«La zona di San Pietro Pago – si legge in una nota della Procura della Repubblica del capoluogo – sconta decenni di accumuli di rifiuti in cave trasformate in passato in discariche di rifiuti di ogni tipo, tra cui fanghi industriali e scorie siderurgiche» che hanno provocato «una evidente compromissione dell’ambiente e del paesaggio».

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