Antonio Piccininno, «Questa musica è la vita della nostra terra»

di Gianni Lannes – ilmanifesto.info

Cento anni di cultura popolare, germogliata spontaneamente dal basso, nella vita del più vecchio custode della tradizione musicale del Gargano. «Canto la ninna-nanna perché a me quando ero piccolo nessuno me l’ha mai cantata»: parola di Antonio Piccininno, pastore e contadino, musicista autodidatta, che ha compiuto proprio ieri cento anni.

È l’ultimo dei mitici cantori di Carpino, scoperti negli anni Cinquanta da Diego Carpitella e Alan Lomax, ricordati da Roberto Leydi, dopo la scomparsa di Andrea Sacco e Antonio Maccarone.

Un secolo denso di vita, storia, vicende, aneddoti di un territorio straordinario, la «montagna del sole», raccontato nelle parole e nella magia di un sound inimitabile, che ha fatto dei cantori garganici un esempio mirabile della tradizione popolare del Sud. Il dialogo con il maestro che non vedo dall’ultima edizione del Carpino Folk festival, un appuntamento che va in onda nel cuore dell’estate, inventato negli anni Novanta dal compianto musicista Rocco Draicchio, prende spunto proprio dalla ninna-nanna, una melodia straordinaria che si perde nella notte dei tempi e che le donne di Carpino sussurravano ai loro figli. «Forse mammà me l’ha cantata pure – racconta Zi Ntonma io non ricordo. È morta di spagnola insieme a mio padre, quando avevo due anni. Da allora la mia vita è cambiata e a 5 anni facevo già il pastore».

L’isolamento geografico e sociale ha consentito di preservare questo tesoro antropologico. «Sono nato il 18 febbraio 1916: non c’era niente, né luce, né acqua, né televisione. Avevamo la gioia di vivere e questi canti. Non li ho fatti io, ce li hanno passati i nostri antenati e noi li abbiamo portati in giro facendo la nostra cultura e la nostra storia. Non ci rimaneva che cantare. Cosa poteva fare un uomo che faticava tutta la giornata a raccogliere olive per tre lire al giorno? E che doveva dire una donna che prendeva una misera paga di 50 soldi per un giorno di lavoro?».

Zi Nton lo ripete con un filo di voce e stringe il pugno ricordando sofferenze e amori di questi cento anni indimenticabili. E così affiorano alla memoria i momenti belli, le emozioni vissute con i cantori. Attimi che non ha mai dimenticato. «E come faccio? Chi avrebbe mai pensato che avrei cantato al San Carlo di Napoli? O che avrei intonato la ninna-nanna nella grotta della natività in Palestina?».

Eugenio Bennato non ha dubbi: «Un artista non ha età, come non ha età l’arte che si trasmette alle generazioni e lascia un segno indelebile. Piccininno ripete sempre affettuosamente che mi è grato per averlo portato in giro per il mondo. Ma sono io grato a lui, come ad Andrea Sacco ed Antonio Maccarone, per avermi concesso di far conoscere la forza poetica del Sud». Anche il regista Davide Marengo fa gli auguri a Zi Nton: «Il messaggio sincero che mi sento di dire è che grazie a Teresa De Sio e al film Craj che ho avuto l’onore di dirigere, ho avuto il privilegio di conoscere la potente musica dei cantori di Carpino e in particolare la dolcezza e la passione di Antonio Piccininno, portatore di una musica che viene da lontano e che continuerà ad andare lontano».

Chi sona e canta no nmore maje: è l’ultimo cd dei cantori di Carpino. Un omaggio al maestro Piccininno. 12 brani, di cui sei con la voce dell’antico cantore. In tal modo la formazione di musica popolare ha voluto offrire a questo autentico interprete della tarantella garganica un momento speciale, per i suoi cento anni. L’album registrato e mixato da Peppe Totaro (dei Tarantula Garganica) è il terzo cd prodotto dall’associazione culturale «I cantori di Carpino». Zi Nton, oggi è particolarmente emozionato: «È il più bel regalo per il mio compleanno, perché racconta questo Gargano e la mia vita. Questa musica non muore mai, perché è la vita della nostra terra».

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