Il tour nella città d’arte attraverso il “mercato dell’abuso diffuso”. Boicottiamo l’abusivo

In una recente inchiesta apparsa su “la Repubblica” l’hanno chiamata la “Dynasty degli ambulanti”, il business che vale 27 milioni di euro, considerando solo il valore di mercato dei posti vendita; caldarroste, camion bar, banchi di abbigliamento, ecc; la famiglia Tredicine è padrona delle piazze della Capitale. Oggi controllano almeno 300 postazioni su 1300 nel centro storico. Un tesoro se si considera che il Comune di Roma non concede più licenze. L’abusivismo infatti ha soffocato il mercato e nell’irregolarità c’è perfino chi chiede tangenti agli irregolari. Cinque fratelli controllano il mercato, hanno sei imprese, lavorano nel centro di Roma ed hanno il quartier generale sui Colli Albani. Il più anziano dei cinque fratelli Tredicine, Mario, nel ’92 è stato condannato per associazione per delinquere, poi assolto in appello. Oggi, giustamente, fa parte del consiglio generale degli ambulanti della Confcommercio.

A Molfetta, invece, molti dei protagonisti del nostro commercio ambulante, e non, sono stati condannati in via definitiva con l’accusa di associazione a delinquere e il sindaco Azzollini li ha premiati con l’invenzione, solo molfettese, del “mercato diffuso”. Sono oltre vent’anni che questi signori sono nell’ambiente dell’ortofrutta, e non solo, ma mai nessuno è riuscito a capire se il loro tenore di vita è proporzionale alla rendita del commercio di frutta e verdura. La giungla del nostro commercio ambulante  meriterebbe di essere osservato più da vicino.

Dopo le varie segnalazioni fatte presso il Comando della Polizia Municipale, e i conseguenti interventi del nucleo annonario, il signore de “Il desiderio della frutta“, in via Rattazzi 41, resosi responsabile di intimidazioni nei confronti del coordinatore del Liberatorio Matteo d’Ingeo continua ad occupare abusivamente, con creativi artifici, il suolo pubblico;

In via Immacolata, da sempre,  sono tanti gli esempi di occupazione abusiva di suolo pubblico ma qualcuno con arroganza occupa abusivamente entrambi i “sensi di marcia”.

Abbiamo poi la postazione che in passato, prima del primo blitz del 2010 dei Carabinieri e della Procura di Trani, si chiamava “La Cerasella” della famiglia Magarelli-Albanese che  occupa uno spazio sicuramente più ampio di quello assegnato all’ombra del costruendo chiosco del “Mercato diffuso”.

La famiglia Fiore occupa il famoso “plateatico Leoncavallo” su di una superficie molto più ampia di quella concessa ed è destinataria, per grazia ricevuta, di un chiosco del “Mercato diffuso”.

La postazione di via Mazzarella è, da quando è nata, l’esempio più eclatànte di indecorosa occupazione abusiva di suolo pubblico, perchè non ha mai occupato la postazione che il piano del commercio prevede e in più la superficie occupata non corrisponde a quella assegnata e chissà se pagata.

La postazione di Via D’Azeglio è sempre stata in continuità con l’occupazione del suolo pubblico dell’AMPANA; notte e giorno marciapiede e strada sono occupati da casse, cassoni e automezzi trasformati in postazioni commerciali a posto fisso in spregio al codice della strada; questa postazione si è resa famosa nel tempo per essere stato palcoscenico di regolamenti di conti familiari a suon di rivoltelle.

Se vi capita di transitare nei pressi di via Palestro toccate con mano la situazione e non cercate di svoltare nella stradina adiacente con l’auto perchè è quotidianamente bloccata da automezzi parcheggiati.

Le prossime due postazioni rappresentano il biglietto da visita della città che hanno accompagnato anche le processioni della settimana santa. Lo spazio antistante il “Mercato minuto pesce”, recentemente ristrutturato, e lo spazio antistante il Monumento al Marinaio e tutta la banchina San Domenico,  quotidianamente occupati da venditori ambulanti più o meno abusivi.

Abbiamo poi ad angolo del Viale Pio XI con via Gaetano Salvemini, il ritorno di Lorenzo; lui occupa abusivamente il suolo pubblico anche nello spazio che fu in passato di un cartello pubblicitario (di cui non abbiamo più notizie) rispettando sicuramente tutte le norme igienico-sanitarie di settore. Il concetto di “ambulante” non gli è stato ancora chiarito.

Il giro turistico nella città d’arte si conclude con un monumento importante per la creatività dei commercianti molfettesi dell’ortofrutta. L’opera, di un artista anonimo e di recente realizzazione, si inserisce nel filone della cosiddetta “corrente informale” ed è posta in fondo ad un viale alberato in modo che il visitatore lo scorga da lontano e si incuriosisca fino a cercarla e toccarla con mano. Chissà se l’anonimo autore paghi l’occupazione di suolo pubblico.

       

Da oggi lanciamo la nostra campagna contro l’abusivismo del commercio e invitiamo tutti cittadini a :

“NON COMPRARE FRUTTA E VERDURA DA COMMERCIANTI CHE NON RISPETTANO I REGOLAMENTI COMUNALI E LE LEGGI DELLO STATO O CHE GESTISCANO STRUTTURE COMUNALI SENZA AVER PARTECIPATO A BANDI PUBBLICI PER LA LORO CONCESSIONE”.

Una risposta a “Il tour nella città d’arte attraverso il “mercato dell’abuso diffuso”. Boicottiamo l’abusivo”

  1. E’ tutto vero e corretto quello che denunciate, ma vi chiedo cosa fareste di fronte “alle famiglie” che si impongono “con violenza” o “pretendono”?
    Denuncereste sempre e solo alla magistratura invocando protezioni dello stato per le persone che dicono no?
    Avanzereste uno scontro frontale con quella gente?
    Non è essere codardi, ma il problema nasce quando si è poi isolati nella lotta…..che comporta “danni” maggiori.
    Penso che il Senatore si sia trovato in questa situazione e invece di fare “guerra” e cercare appoggio di tutta la politica e società civile molfettese, si sia comportato da “democratico” evitando di innescare scintille a discapito diciamo della pace molfettese, come lui stesso credo abbia affermato nelle interviste. Abbia ceduto terreno in cambio di “pace”. Si è verificato ciò che avviene sempre in Italia, accordi al ribasso nel rispetto delle regole.
    Non voglio criticare negativamente la Vostra azione, ma nemmeno cercare di esaltare quella del Sindaco, però non si spiega mai alla cittadinanza perché si cercano accordi, anziché coinvolgere tutta la parte sana della società.

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