Molfetta, 8 giugno 2006 – ricerca.repubblica.it
Il "sasso nello stagno" lo lancia Matteo d'Ingeo, un rifondazionista che ha corso in proprio alle comunali di Molfetta raccogliendo, però, solo poco più di un migliaio di voti. A nome del Liberatorio Politico, il nome del suo movimento che non va oltre l' 1,2 per cento, "denuncia pubblicamente: il candidato sindaco del centrosinistra, Lillino Di Gioia, «sarebbe stato aggredito in piena campagna elettorale, in piazza Paradiso, dall' assassino del sindaco Carnicella e non ha ritenuto di dover rendere pubblico questo grave episodio e di riferirlo alle forze dell' ordine».
Di Gioia, che domenica va al ballottaggio con il competitore della Cdl Antonio Azzollini, conferma di essere stato minacciato: «Non avevo mai avuto a che fare con questo individuo. è un uomo disperato, nessuno lo aiuta e non ha niente da perdere. Centinaia di persone hanno assistito alla scena. No, non l' ho querelato ancorché ho a disposizione novanta giorni di tempo per farlo. Ma oggi come oggi la situazione è delicata e insieme con gli alleati dell' Unione abbiamo deciso di non inquinare la campagna elettorale. Dobbiamo mantenere la calma…».
L' aggressore si chiama Cristofaro Brattoli, conosciuto come "Piedone", ha 51 anni. Ne aveva 37 quando a luglio del 1992 assassinò in piazza Garibaldi Giovanni Carnicella, sindaco e segretario provinciale della Dc, che non gli aveva concesso le necessarie autorizzazioni per organizzare a Molfetta un concerto di Nino D' Angelo. Brattoli si costituì il giorno dopo l' omicidio: fu condannato dalla Corte d' assise di Trani a 25 anni e 6 mesi, poi ridotti a 20 dalla Corte d' assise d' appello di Bari.
L' avvocato dell' epoca Aurelio Gironda, spiegò che Brattoli aveva impegnato «grossi capitali» per il concerto di D' Angelo, ma ricevuto "rifiuti a suo avviso immotivati da parte del Comune". Ha sparato verso il basso colpendo il sindaco dopo avere travisato una sua risposta». Attualmente è in semilibertà e rientra in carcere a Foggia, la sera. (l. p.)
Uccise il sindaco, arrestato per minacce a un candidato
A Molfetta lo conoscono tutti con il soprannome di Piedone. Negli archivi delle forze dell' ordine è indicato come l' omicida dell' ex sindaco della città Gianni Carnicella. Godeva del regime della semilibertà Cristofaro Brattoli, classe 1956, ora di nuovo in carcere per disposizione del magistrato di sorveglianza del tribunale di Foggia.
Lo hanno arrestato i carabinieri dopo aver accertato che lo scorso 18 maggio, in piena campagna elettorale per le elezioni amministrative, si sarebbe trovato a Molfetta. E intorno a mezzogiorno, in piazza Paradiso, avrebbe pesantemente minacciato il candidato sindaco Lillino Di Gioia, vincitore delle primarie ed esponente del centrosinistra.
Una circostanza però che lo stesso Di Gioia non avrebbe mai denunciato.
A mettere i carabinieri sulle tracce di Brattoli furono alcuni articoli di stampa che riportavano la vicenda spiegando i particolari di come era avvenuta, alla presenza di diverse persone e proprio mentre Di Gioia stava facendo attività di propaganda elettorale.
Un episodio che contribuì non poco ad accendere gli animi su una campagna elettorale definita piena di veleni. La relazione dei carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Molfetta è finita sul tavolo del magistrato di sorveglianza di Foggia. Che ha revocato, seppure in via provvisoria, il beneficio della semilibertà e ha trasmesso gli atti al magistrato di sorveglianza del tribunale di Bari, il quale si dovrà esprimere a titolo definitivo.
Brattoli, stabilirono le indagini, sarebbe stato l' esecutore materiale dell' omicidio dell' ex sindaco Carnicella. Era il 7 luglio del 1992. L' allora primo cittadino fu freddato davanti a una chiesa. "Colpevole", accertarono le indagini, di aver negato lo svolgimento del concerto allo stadio di un cantante napoletano, un evento organizzato dallo stesso Brattoli in società con alcune persone tra le quali alcuni esponenti della malavita organizzata locale, attivi nello spaccio e nel traffico di droga e arrestati nel corso delle operazioni Reset e Primavera. Brattoli stava scontando una condanna a 18 anni di reclusione inflitta dalla corte d' assise d' appello di Bari. In primo grado la corte d' assise di Trani lo condannò a 25 anni e sei mesi di carcere. – GIOVANNI DI BENEDETTO